Giorno 85. Regola aurea.

Un giorno capirò forse

 

 

 

 

 

 

 

 

Scappa da quello che ti fa stare male.

Vai dove si sta bene.

 

C’è lo zero, poi c’è l’uno. Dopo l’uno non c’è nessuno (cit.).

 

Non ho rimpianti. I miei sentimenti sono più importanti dei tuoi.

 

 

I contatti con il pianeta Venere si sono conclusi.

E non c’è nient’altro da aggiungere su questa storia.

 

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Questo è l’ultimo post. Con Vale se ne va il muro.

Giorno 70

Per la numero 15, il più valido dei motivi.

Pare che i contatti con il pianeta Venere siano stati ripristinati…

Giorno 65

Do you really wanna live in a world without coca cola?

Do you really wanna live in a world without coca cola?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lunedì è passato.

 

Sono ancora qui che aspetto.

 

Da 65 interminabili giorni.

 

Così no.

giorno 48

Abbiamo parlato.

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Oratiadi sul lago maggiore

di

 

un oratio sul balcone vince sempre

Giorno 38

La rabbia e la tristezza lasciano il posto alle domande.

 

Timidi contatti e qualche parola di apertura. Ma anche le solite contraddizioni.

 

E io che sono semplice nelle mie cose, vorrei tanto parlarne.

 

La cronaca politica di questi giorni mi sembra una metafora di quello che ci sta succedendo:

– io faccio il Grillo, perchè provo ad essere coerente e perchè niente del disastro è ascrivibile a me;

– Vale fa il Bersani perchè sulla Tav non si discute.

 

 

Se si vuole la fiducia, ognuno deve rinunciare a qualcosa.

 

 

Giorno 30: influenza

Giorno 30: influenza

E’ passato un mese.

E’ come l’influenza, deve fare il suo corso.
Ed i ricordi sono come il dolore alle ossa.

Di domenica è sempre più difficile.
Coi social network è ancora più difficile.

In una canzone qualche anno fa scrivevo:
“Sarei dovuto nascere ignorante ed insensibile
e magari votare a destra”
La felicità è dei semplici.

In tutto questo, il confine tra silenzio ed indifferenza è molto sottile.

Giorno 24: risalga a bordo, cazzo!

Domani Palermo. Perchè ci vado, non lo so. Perchè non ho altro da fare evidentemente.

E’ il caos.

Emotivo, professionale, sentimentale. Mi sono perso. Anzi, ho perso lo scopo.

Ieri sera a La7 c’era Dario Fo che diceva che a quasi 90 anni recita ancora, non perché il fisico glielo consenta, ma perché è una cosa che ama.

Mi ha colpito tantissimo.

 

 

Sono rimasto secco a vedere le foto di Giulio. Le ho guardate, ma non volevo. Ma le ho guardate, velocemente le ho guardate.

L’ho guardata. Bellissima e sorridente. Sono ancora al tappeto da ieri. Una tramvata senza alcun precedente paragonabile.

In tutto questo, un continuo silenzio, la cui unica rottura è il pensiero di cosa fare qualora questo stesso silenzio all’improvviso venga interrotto.

 

L’altro giorno è stato il mio 32esimo compleanno. L’ho passato con gli amici, totalmente assente da quello che mi succedeva intorno.

Un laconico messaggio d’auguri, punto. E’ rimasto solo questo? A questo punto credo che la strategia sia l’oblio curativo. Comodo. Aspirazioni di vittoria del campionato mondiale di fuga.

Se starai leggendo (cosa alquanto improbabile), ricordati che qualsiasi cosa tu mi voglia dire, mi aspetto tu la faccia di persona, se hai un briciolo di coraggio. Altrimenti non ti fare più sentire.

 

 

E’ presto per tornare alla vita. Ma un comandante De Falco sarebbe proprio utile adesso.

Perchè da soli si sta male anche di più.

 

Minchia che paranoia, Marco… hai rotto il cazzo

Giorno 14

Prima fase: shock

Seconda fase: realizzazione

Terza fase: comprensione

Quarta fase: reazione

Quinta fase: vuoto

Sesta fase: dipende dalle precedenti 5 fasi, tra le quali vago caoticamente a seconda dei giorni.

 

 

 

Alla ricerca dell’autostima. Che volersi bene non fa mai male. Ma certe volte è proprio difficile.

Dopo il prima del dopo

E’ andata bene.

Stare male? Quello si, non si può farne a meno. Il Come è decisivo.

Il tempo distorce i ricordi, è scientificamente provato. Meglio appuntare sul muro quello che è successo in quel di Vietri e Salerno, dove tutto incominciò per te e dove tutto forse è finito per me.

Al Vicolo della Neve, seduti su una tavola a quadri rossi che ricorda tanto una scacchiera, abbiamo discusso con inaspettata lucidità.

Sei cambiata radicalmente. La tua vita è cambiata radicalmente. Sei passata dal trasognato mondo universitario alle multinazionali petrolifere. E ti ha preso il panico. Hai perso 10 chili, hai lo sguardo spento. Le responsabilità ti stanno uccidendo. Ma non reagisci con maturità, scappi via a gambe levate.

In realtà il cambiamento è cominciato prima, in particolare ad Agosto – che è il mese più freddo dell’anno – , quando hai realizzato che a casa mia non vuoi metterci piede. Da allora non sei più venuta, causandomi un’immensa sofferenza, non tanto per il non voler venire, ma per avermi mostrato l’inizio della fine. E’ il tuo lato impulsivo, quello per il quale se una cosa non va bene a te, allora non se ne può neanche discutere. Ne ho avuto conferma quando hai scelto il nuovo lavoro, ignorando me e le conseguenze sulla nostra storia.

Insomma, nei fatti hai messo delle enormi distanze tra noi.Se siano volute oppure no rappresenta il nocciolo della questione. E i margini di recupero da parte mia.

Se ti sei stancata di me, tutta questa manfrina è inutile. Se invece sono il risultato di convinzioni sbagliate, di ragionamenti basati su ipotesi errate (come ad esempio, l’immutabilità del mio status di siculo incallito), allora possiamo discuterne.

Da Natale a questa parte mi hai trattato a distanza come una fastidiosa comparsa. Quando invece sono venuto da te per il tuo compleanno, le cose sono andate abbastanza bene, salvo poi piombare in un caos di silenzi che mi hanno spezzato il cuore e che mi ha sbattuto in faccia l’eventualità di dover ricominciare tutto da capo ancora una volta.

Sono arrivato alla conclusione che dovremmo stare insieme, passare un periodo vicini per capire che cosa vogliamo. Tu invece sei salita su quel treno per Salerno con un’idea precisa. Le chiacchierate con le amichette, il lavoro che “prescinde” a tutto (perchè “è un’esperienza che devi fare”) e tutte le considerazioni di cui sopra, ti hanno indotto a staccare. Pausa di riflessione.

Mi hai detto  “non devo darti per scontato”, “devo capire se sei l’uomo giusto”, “siamo al momento della svolta e io in questi momenti scappo sempre”, “sono in cortocircuito”.

Io, che non credo alle pause di riflessione, ti ho fatto una semplice domanda.

Come stai con me?

E lì mi hai risposto: sono serena.

Mi hai detto che ho una gran testa, sono buono e ho tutto quello che avresti desiderato da un uomo.

Al chè io ti ho detto: siamo sul fondo, è qui che si annega o si torna su. Pensa a come stai con me, pensa a questi due anni e mezzo insieme.

Ecco, questa è la cosa che non capisco. Non capisco perché  in un momento difficile e di profondo cambiamento, tu abbia bisogno di liberarti di me. Ti sei chiusa in te stessa, scappando da me, che dovrei essere il tuo compagno nelle difficoltà. Ma per come sei fatta, devi viverla così.

O forse la verità è che l’amore è finito. Basta, è scivolato via. Poi però ripenso alla dolcezza di questi giorni e mi dico che due persone che si vogliono lasciare non si comportano così.

Sei scesa da quel treno. Hai una bellissima gonna che mostra le gambe ancora più esili di 15 giorni fa. Entrambi siamo un po’ guardinghi, increduli e perplessi.

Hai preso una feta greca vegetariana con poca cipolla, abbiamo bevuto una birra. Hai ripreso a fumare. Siamo andati in albergo, abbiamo fatto l’amore, ti sei addormentata abbracciata a me, senza fare le tue cose prima di andare a letto (cosa decisamente insolita). Io non ho preso sonno fino alle 3, ho ascoltato il mare e respirato la feta. Ad ogni onda una carezza. La tua gamba sinistra intorno alla mia vita.

L’indomani Positano, Amalfi, Ravello. Bella Ravello. Abbiamo ascoltato i Metallica e gli Strokes, abbiamo bevuto un Martini e mangiato i babà, abbiamo camminato per paesi fantasma e siamo stati vicini. Tanto vicini. Un gruppo di americani ci ha fatto una foto a Positano, hai giocato con un gatto rosa, mi hai spiegato che le cartiere consumano un sacco di acqua e tante altre cose. Al ritorno, gli Offlaga, la strada tutta curve e un Campari nei baretti vetusti che ti piacciono tanto.

Poi la cena, la partita a scacchi, le sigarette, il Cercopiteco. E i tuoi occhi più accesi, il tuo viso più disteso. Stavi bene. Poi in albergo la nausea. Mi hai chiesto di tenerti la mano sulla pancia e ti sei addormentata. Mi hai cercato di notte. E io convinto che fosse l’ultima volta che avremmo dormito insieme.

Domenica mattina. Abbiamo fatto l’amore ancora una volta. Pioggia, stazione, giro in macchina, giro a piedi. Caffè, babà alla crema, ricarica del tuo nuovo cellulare. Soffia un vento fortissimo e le onde si infrangono sul lungomare di Salerno.

Siamo stati bene insieme. Stiamo sempre bene insieme.

E poi il momento arrivò. Seduti in macchina, vicino alla stazione, mi hai fatto forza e mi hai detto di essere ottimista. Che eri stata bene. Bugo canta “Vorrei avere un Dio”.

Io ti ho ripetuto che come te non ce n’è. Sono straconvinto che sei quello che desidero. Ma quella che eri, non quella che sei adesso.

Ti ho detto di farti sentire solo in caso di buone notizie. E ti ho detto buona fortuna.

Hai preso lo zaino, piangevi. Sei andata verso la stazione e io non sono riuscito a guardarti.

Lacrime. Tante lacrime. 491 km di lacrime.

Poi l’ultimo messaggio, dallo stretto. Quello che divide l’isola da te. L’isola a cui vorrei dare la colpa, ma che so che non ne ha. Ti ho rassicurato sul viaggio, ti ho chiesto di spiegare ai tuoi quello che è successo. Nessuno del tuo mondo mi sentirà più, se non lo vorrai tu. E toccherà  a te spiegare perchè mi avrai abbandonato.

“Prenditi il tempo che ti serve, abbiamo detto tutto, non dimenticarmi”.

Mi hai risposto “Fidati di me… non sei un’emozione da poco”.

Un sorriso tra le lacrime ed una speranza la cui verità la misurerà il tempo.

Ora giorni difficili. Prima per l’attesa, poi per il vuoto. In ogni caso, sarà stato giusto così.  Non posso credere di non rivederti più. Ma al momento le cose stanno così. Spetta a te dimostrare di volermi nella tua vita.

Le comunicazioni con il pianeta Venere sono sospese a tempo indeterminato.